come funziona clubhouse

Vuoi sapere il funzionamento di Clubhouse, l’app di cui tutti parlano sui social e non solo?

Terry Nguyen ha scritto un esauriente articolo su The Vox che ho liberamente tradotto e adattato per te.

L’app di chat audio Clubhouse è stata concepita progettata per due tipi di persone: quelli a cui piace parlare e quelli a cui piace ascoltare. Il fondatore di Tesla Elon Musk appartiene alla prima categoria. Così come Mark Zuckerberg di Facebook, come Vlad Tenev di Robinhood e come molte altre figure influenti della Silicon Valley, tra cui gli investitori Ben Horowitz e Marc Andreessen, che hanno scommesso milioni di dollari nel successo di Clubhouse. Anche un utente normale può essere una persona a cui piace parlare, sebbene non ci sia alcuna garanzia che qualcuno (a parte qualche amico) si unirà alla conversazione e rimarrà ad ascoltarlo.

Come ascoltatore, tuttavia, l’app offre un’ampia scelta di conversazioni su praticamente qualsiasi argomento si possa immaginare: pratica di una lingua straniera, gestione patrimoniale, consigli marketing su Instagram, terapie, servizi di streaming musicale. Una volta entrati sulla homepage è semplice passare da una stanza all’altra: un ascoltatore può entrare silenziosamente in una “room” e sintonizzarsi sulla conversazione in corso.

Il problema di Clubhouse è che è solo su invito, almeno nella sua attuale fase di beta test. E’ infatti necessario ricevere un invito da un utente esistente per ottenere l’accesso alla piattaforma. Inoltre al momento l’app è disponibile solo dispositivi con sistema operativo iOS. (Tuttavia i fondatori di Clubhouse affermano che stanno lavorando per rendere l’app disponibile per un pubblico più ampio, comprendendo anche gli utenti Android, ma la tempistica di rilascio rimane incerta.)

Nonostante questi aspetti legati all’esclusività, l’app ha un notevole potenziale di crescita. Ogni nuovo utente riceve due inviti da distribuire e già esiste un mercato online per l’acquisto di inviti. Sempre più persone, compreso il pubblico internazionale in Europa e in Asia, stanno ora cercando con regolarità di iscriversi al servizio dopo il discorso dal vivo di Elon Musk dello scorso 31 gennaio, quando è stato raggiunto il massimo della capacità di una chat room della piattaforma (5.000 persone). Da allora Clubhouse ha superato i 3 milioni di download, con una base utenti stimata di oltre 2 milioni.

Queste statistiche sono un segnale promettente per la neonata piattaforma audio, che è stata lanciata nel marzo 2020. Gli imprenditori e i venture capitalist più influenti sono ottimisti nell’incoronare Clubhouse come il prossimo social network di successo. Secondo alcuni dati, dopo l’ultimo round di finanziamento, Clubhouse è valutata 1 miliardo di dollari.

L’hype entusiastico del mondo tecnologico, tuttavia, non ha ancora raggiunto la maggior parte degli americani medi, che hanno meno probabilità di avere familiarità con la piattaforma in virtù dell’accesso così limitato. Per chiarire il contesto, Clubhouse con i suoi 2 milioni di utenti, è molto più piccolo di colossi come Facebook (2,8 miliardi di utenti attivi mensili globali, inclusi Instagram e WhatsApp, che sono di sua proprietà), TikTok (1 miliardo), Twitter (330 milioni) e Snapchat (249 milioni).

Essere un’app basata su inviti avrebbe potuto ridurre la sua crescente popolarità all’interno di determinati circoli sociali, ma l’esclusività è diventata un fattore fondamentale per alimentare la curiosità generale. Celebrità, creativi e intrattenitori, ad esempio, sono stati i primi ad adottare l’app. Altrettanto è capitato agli addetti ai lavori della Silicon Valley, stimolati dall’interesse degli investitori. I fan più convinti dell’app credono che Clubhouse sia il futuro dei social media basati sull’audio, una volta che diventerà accessibile a tutti. Tuttavia, la piattaforma non è stata priva da denunce di molestie, disinformazione e insufficiente moderazione dei contenuti, problemi che affliggono tutti i principali social network. Gli utenti sono consapevoli di questi difetti, ma per ora l’aspetto di novità di Clubhouse deve ancora svanire.

Cos’è Clubhouse e come funziona?

Clubhouse nasce da un’idea dei fondatori Rohan Seth e Paul Davison, che in precedenza avevano collaborato a Talkshow, un’app ormai defunta che consentiva agli utenti di avere una conversazione di testo pubblica che poteva essere visualizzata da un numero qualsiasi di persone. Clubhouse è stato il loro “ultimo tentativo“, affermano, di creare un’app social che mirasse ad essere “più umana” e guidata dalle conversazioni, piuttosto che dai post.

clubhouse-room

Le conversazioni sull’app avvengono in stanze, organizzate in una sorta di palcoscenico virtuale. L’organizzatore e i moderatori, a cui è data la prerogativa di parlare, controllano il flusso della conversazione, cioè chi può parlare e quando. In qualità di ascoltatore, puoi utilizzare la funzione “Alza la mano”, ma è il moderatore a decidere se consegnarti o meno il microfono digitale.

Se sei seguito dal moderatore o dall’ospite, il tuo avatar sarà posizionato in una sezione speciale, situata sopra la sezione riservata agli altri ascoltatori, rendendo così molto più facile intervenire. E mentre queste chat room sono degli eventi singoli, gli utenti possono anche iscriversi a club pubblici e privati, classificati in categorie molto generiche come “tecnologia” o “benessere”, e che aggiornano frequentemente il programma dei loro prossimi eventi.

Craig Jenkins di Vulture ha paragonato l’app a “una fiera commerciale senza fine … dove il momento migliore è quando riesci a scappare altrove con gli amici”. L’esperienza su Clubhouse varia in base alla stanza e all’argomento e può essere paragonabile alla sintonizzazione su un podcast inedito, un panel specifico del settore o una teleconferenza piena di pettegolezzi. Come la maggior parte delle piattaforme social (e degli eventi professionali), Clubhouse è utile per ciò che ne fai e, in definitiva, di chi conosci. Vale anche la pena far notare che l’app è inaccessibile ai non udenti e non ha ancora offerto alcun tipo di funzione di sottotitoli automatici.

Va detto che sull’app è diffuso un approccio molto professionale, anche da parte utenti generici. Gli organizzatori e i moderatori cercano di esercitare un certo livello di influenza sociale o professionale e le sale di grandi dimensioni sono generalmente organizzate da creativi, investitori o imprenditori affermati. Ci sono anche room che sono più divertenti, informative o scandalose di altre (ad esempio alcuni utenti si sono imbattuti involontariamente in materiale sessualmente espliciti come le “stanze dei gemiti”), ma questo può capitare esclusivamente per scelta dell’utente. A differenza di quanto accade su TikTok, che si basa fortemente sull’utilizzo di algoritmi, Clubhouse simula le gerarchie sociali esistenti, organizzando le persone in comunità con cui hanno già familiarità. L’app incoraggia anche l’uso di nomi completi, piuttosto che di nomi utente, facendo quindi affidamento sui legami esistenti per attirare gli ascoltatori.

Il giornalista tecnologia Will Oremus ha affermato che Clubhouse è l’antitesi di Twitter in base a come è organizzato il social network. “La struttura della piattaforma di Twitter è essenzialmente piatta e aperta”, ha scritto Oremus, “nel senso che praticamente chiunque può unirsi, twittare, rispondere a chiunque altro e avere almeno una remota possibilità di raggiungere un vasto pubblico”. Invece Clubhouse ha una struttura più gerarchica e chiusa, a partire dal modello iniziale di servizio a cui si accede solo su invito.

L’aspetto attraente – e la preoccupante realtà – delle conversazioni aperte

La possibilità di ospitare conversazioni autentiche e ricche di sfumature è considerata l’attrazione principale di Clubhouse. I suoi fondatori ritengono che fornire spazio di discussione possa “riunire le persone” e distruggere efficacemente i luoghi di plateale autopromozione incoraggiati dalle piattaforme più popolari. Un articolo di Bloomberg lo scorso dicembre ha elogiato l’app per la sua “gentilezza” e per la capacità di “ripristinare discorsi pacifici e di civiltà piuttosto che esacerbare le tensioni”.

All’inizio di febbraio, Clubhouse ha fatto notizia a livello internazionale per il fatto che gli utenti cinesi, taiwanesi, di Hong Kong e uiguri avevano discusso di argomenti proibiti in Cina, quali i campi di concentramento nello Xinjiang, raccogliendo migliaia di ascoltatori. La Cina ha subito bloccato l’app, ma questo raro esempio di dialogo transfrontaliero ha messo in luce un obiettivo ambizioso della piattaforma: diventare il forum pubblico di riferimento per conversazioni e idee a livello globale.

Il concetto è intrigante e le grandi piattaforme stanno osservando l’ascesa di Clubhouse. Twitter è salito sul carro dei vincitori e sta già testando una funzionalità simile ad una chat room chiamata Spaces, e si dice che Facebook stia sviluppando un prodotto concorrente. Tuttavia, l’attuale formato di Clubhouse ha volutamente delle limitazioni, nonostante l’incremento di utenti che si iscrivono alla piattaforma. La conversazione tende a rimanere civile – e probabilmente isolata – a causa del livello di controllo che organizzatori e moderatori possono avere su una stanza, e che può arrivare fino a limitare chi è in grado di partecipare a una stanza. Un moderatore è destinato a ad essere una sorta di micro gatekeeper o community manager.

Tuttavia, alcuni critici sono preoccupati per le possibilità di esclusioni sistematiche e per come alcuni pregiudizi esistenti possano venire rafforzati nella chat. Su Twitter, Jessica Lessin di The Information e Taylor Lorenz del New York Times hanno sostenuto che alcuni host e moderatori di alto profilo hanno una abitudine di escludere giornalisti, in particolare donne, cosa che impedisce ai giornalisti di ascoltare conversazioni e programmi di Clubhouse potenzialmente importanti.

Poi c’è la questione della moderazione. I moderatori auto-nominati non sono sempre attrezzati per gestire problemi come molestie, incitamento all’odio o disinformazione, e Clubhouse deve ancora implementare dei meccanismi di protezione per limitare tali comportamenti. (Gli utenti sull’app possono segnalare molestie o discorsi che violano le linee guida della comunità, ma attualmente sono disponibili solo pochi strumenti di moderazione). A settembre, una discussione di tre ore sull’antisemitismo nelle comunità nere alla fine si è trasformata in commenti antisemiti, cosa che ha frustrato gli utenti ebrei che hanno ritenuto che l’evento avrebbe dovuto essere moderato più attivamente. I critici non apprezzano la tolleranza dell’app per il razzismo occasionale e la misoginia; su questo argomento lo scrittore Nikki Onafuye ha recentemente scritto che Clubhouse amplifica le sgradevoli interazioni che le donne di colore sperimentano nella loro vita quotidiana.

Il razzismo dilagante, la misoginia e la disinformazione che affliggono le principali piattaforme sociali migreranno senza dubbio su Clubhouse man mano che questa app acquisirà più utenti. Tuttavia ci sono pochi modelli di moderazione possibili su un’app di chat. La vera sfida sta nello sfruttare il fatto che le interazioni sono effimere, a meno che un utente non registri una conversazione, un’azione che viola le linee guida della comunità. In effetti i comportamenti scorretti e operazioni di disinformazione possono essere difficili da documentare e finora i reclami e le controversie sono evidenziati principalmente su Twitter.
C’è anche una particolare attenzione su chi è autorizzato ad utilizzare l’app. Ad esempio, personaggi politici di estrema destra come Roger Stone e Mike Cernovich sono sulla piattaforma e stanno costruendo un pubblico di followers. Analogamente alcuni utenti sono scontenti che a presunti aggressori, come Tory Lanez e Russell Simmons, sia permesso di partecipare alle chat.

Ad alcuni scettici non piace l’appello di Clubhouse ad un certo tipo di utente, vale a dire oratori, persone estroverse, desiderose di imparare o interessate alla condivisione della conoscenza. “Clubhouse è il newsfeed di Linkedin con audio”, ha scherzato un utente di Twitter.
Sebbene questi non siano necessariamente fattori negativi, tuttavia avere troppi oratori estroversi potrebbe portare a conversazioni poco coinvolgenti o troppo auto-promozionali, proprio come una teleconferenza fuori tema. Secondo Sam Lessin di The Information, Clubhouse riproduce “le chiacchiere inutili delle persone nel mondo reale”, il che porta a contenuti di qualità inferiore rispetto a quelli curati dai mezzi di informazione. Inoltre le conversazioni nella vita reale dipendono anche da fattori come il linguaggio del corpo, il contatto visivo e altri segnali visivi che coinvolgono sia l’oratore che l’ascoltatore. E nessuno di questi fattori finora è stato replicato sull’app.

Clubhouse prevede di investire negli influencer, ma in un mondo post-pandemia l’interesse degli utenti potrebbe venire meno

I media esclusivamente audio, come podcast o programmi radiofonici, richiedono una sceneggiatura altamente dettagliata o una gestione della scaletta con assegnazioni di tempo specifiche per mantenere alta l’attenzione degli ascoltatori. Su Clubhouse abbiamo invece conversazioni a ruota libera che sono l’esatto opposto. Il motivo per sintonizzarsi, secondo Sam Lessin, “non è per il contenuto ma per chi sta parlando”. Una celebrità o un politico importante può attirare un traffico elevato verso Clubhouse ma, a meno che non ci sia una base fedele di utenti, ciò potrebbe rappresentare un problema per il futuro dell’app.

L’azienda ha manifestato il suo interesse a investire in creators lanciando funzionalità come compensi, biglietti e abbonamenti. Il New York Times ha riferito che Clubhouse sta testando un programma pilota – solo su invito – per i creatori. Al momento sono coinvolti oltre 40 influencers, alcuni dei quali ospitano spettacoli popolari sulla piattaforma. Questo investimento finanziario suggerisce che Clubhouse spera di promuovere i suoi creator come personalità uniche che potrebbero trattenere e far crescere il pubblico.

Ma l’app può sostenersi finanziariamente investendo negli speakers e confidando che gli utenti regolari, gli ascoltatori, continuino a sintonizzarsi regolarmente? Clubhouse ha forse fatto leva su una fenomenologia di tipo FOMO (Fear of Missing Out), sensazione che è stata esacerbata dal lockdown. Dopo aver trascorso quasi un anno senza la consolante routine della vita quotidiana, Internet è diventato il canale fondamentale per l’interazione sociale di molte persone. All’improvviso è arrivata un’app solo su invito che ha consentito alle principali celebrità e personalità – una volta irraggiungibili –  di conversare in maniera casuale e spontanea con persone “normali”. L’idea suona allettante alle nostre orecchie avide di pettegolezzi. Ora che la festa si è trasferita online, cos’altro c’è da fare se non ascoltare?

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